La cardatura è un’operazione che precede il processo di filatura della lana. Preceduta dalla battitura delle fibre, per liberarle dai corpi estranei, consiste nel liberare dalle impurità, districare e rendere parallele le fibre tessili, al fine di permettere le successive operazioni di filatura. Deve il suo nome alla pianta del cardo; anticamente le infiorescenze seccate del cardo dei lanaioli (che sono coperte di aculei) venivano usate per questo lavoro.
La falce fienaia o frullana con una lama arcuata lunga da 60-90 fissata perpendicolarmente al manico lungo che ha due impugnature.
La Falce a mano o falciotto con manico corto in legno,e lama che forma un semicerchio. Il Falcetto è un poco più piccolo.
L’affilatura della lama era una condizione essenziale per un lavoro pulito e efficiente, qual’era il taglio di campi di frumento (grano avena, orzo), di fieno (prato, erba medica, sulla, ecc), eseguito con la frullana e l’uso del falciotto in particolare per la pulitura di argini, fosse, ma anche per dar man forte alla frullana.
Di solito al mattino presto risuonava sull’aia il prolungato e monotono battito del martello sulla lama delle falci appoggiate sulla piccola incudine di ferro fissata su un occasionale ceppo di legno; instancabile, il contadino batteva con la punta del martello i cui lati simmetrici terminavano in uno spigolo arrotondato, fino a quando la lama era talmente “assottigliata” da presentare un profilo irregolare ma tagliente, poi completava il “filo” con la pietra, tenuta a mollo in un corno d’osso, inseparabile, sempre attaccata alla cintura dei pantaloni pronta all’uso frequente per mantenere affilato il taglio delle falci.
Al contadino pareva una perdita di tempo, ma la massaia era inflessibile: era tempo di disfare e rifare i materassi. Con l’aiuto di altre donne la materassaia aveva il compito di togliere la lana o il vegetale dal “guscio”, e dopo averli “allargarti” rimetterli nuovamente all’interno del guscio L’esperta materassaia provvedeva poi con un lungo ago alla ricucitura, ed ecco il materasso come nuovo, risistemato sulla rete del vecchio letto di ferro, pronto a ricevere e a far riposare le stanche membra dei contadini.
La “cardatura” è un’operazione che precede il processo di filatura della lana.
La sarta, anche lei chiamata per “ristrutturare” i vecchi vestiti della famiglia, con la preziosa macchina da cucire che si portava dietro, si dava un gran da fare: con una mano a girare la manovella che trasmetteva il movimento all’ago, con l’altra facendo scorrere pezzi di stoffa con grande maestria, tanto che in poco tempo nuovi vestiti erano pronti per essere indossati dalle donne, e robusti pantaloni per la dura vita del contadino.
Guardando un cesto e una seccaiola rimaniamo sempre affascinati da come piccoli rami di salice, olivo, vitalba, ginestra e altri materiali, sapientemente intrecciati da mani esperte, possano aver dato vita a oggetti che il contadino riteneva indispensabili per i lavori agresti. Cesti per raccogliere frutti e ortaggi, che erano le borse dei nostri tempi; ceste grandi e piccole per trasportare i panni o il pane; ceste per i piccoli animali, sull’aia infatti potevamo osservare la cesta per i pulcini con un foro al centro, utile anche per tenere i bambini in piedi per i primi passi. Seccaiole per i fichi, pomodori, noci e nocciole, che venivano messe ad asciugare…
Oggi gli artigiani sono diminuiti: li troviamo spesso nelle feste paesane e c’è sempre molta gente che osserva incuriosita il loro lavoro. I cesti sono ancora oggi intrecciati con le stesse tecniche e gli stessi materiali del passato: basta fare una passeggiata per trovare il materiale necessario.
E’ l’attrezzo più caratteristico e importante per la Battitura del grano, degli altri cereali e delle Leguminose. E’ costituito da due bastoni di legno di diversa lunghezza,uniti da una legatura fatta con un pezzo di corda o con una striscia di cuoio. Il legno più lungo è il manico, il legno più corto, la vetta. Il correggiato può essere fatto di legno di castagno, di leccio o di quercia. Si usa impugnandolo per il manico e imprimendo alla vetta un moto rotatorio, importante è mantenere il giusto ritmo, si lavora in quattro a coppie percuotendo il raccolto evitando che le vette abbiano modo d’incrociarsi e colpirsi a vicenda (la classica bastonata sul capo che battezzava i principianti alla prima esperienza di battitura).